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giu 18, 2013 - Senza categoria    No Comments

Training Autogeno: come e quando

Spesso il Training Autogeno viene considerato una sequenza di semplici esercizi corporei finalizzati a contrastare lo stress. Rappresenta, invece, un reale strumento terapeutico: costituisce infatti la prima fase della Terapia Autogena adatta al trattamento degli stati d’ansia, del disturbo da attacco di panico, delle fobie, dei disturbi della sfera sessuale, dell’insonnia, dei disturbi psicosomatici.

Date le particolari attivazioni che produce, consente di invertire il consueto collegamento tra mente e corpo, che usualmente corre nella direzione cervello-corpo (il cervello che dà ordini al corpo), alla direzione inversa corpo-cervello (le sensazioni del corpo vengono registrate dal cervello per quello che sono, senza alcun giudizio, accogliendole come un’espressione del proprio essere, della propria unicità).

L’elemento terapeutico consiste nel “disconnettere il pensiero”, “non fare” nulla, non darsi “ordini”, darsi invece a un “abbandono” completo, avvicinando con fiducia il proprio spazio interno.
Il compito del trainer è solo quello di accompagnare, essere testimone di una vicenda tutta interna che avvicina con fiducia tutta la saggezza già presente nel corpo e nella psiche di ciascuno.

In assenza di disturbi psico-fisici il Traning Autogeno rappresenta un valido strumento per migliorare il proprio stato di benessere, perché favorisce calma e autocontrollo, distensione e recupero delle energie, chiarezza mentale e sicurezza, migliorando quindi l’autostima e le prestazioni.

Ma il Training Autogeno rappresenta anche uno stile di vita, in quanto in qualche modo insegna a scivolare fuori da una modalità esistenziale fortemente orientata al “fare”, che i modelli sociali e culturali attuali impongono, introducendo invece a una piena disposizione a “essere”, attraverso un’esperienza di proprio-percezione (avere consapevolezza del proprio corpo), che dà sicurezza, bene-essere, equilibrio.

 

Si tratta in ultima analisi di una esperienza che consente di riallacciare i collegamenti tra mente (pensiero), corpo (sensazioni), emozioni; collegamenti questi che spesso l’uomo contemporaneo disconnette senza neppure rendersene conto, ostacolando il rapporto con se stesso nella sua totalità e quindi con l’Altro, col Mondo, col Tempo.

Per quanto riguarda gli effetti benefici, già dopo le prime sedute viene segnalato uno stato di calma e di distensione muscolare, che prepara alla sedazione delle emozioni (un’azione calmante), condizione importante per raggiungere un distacco emotivo dalle situazioni problematiche.

Inoltre sviluppa l’autoregolazione delle funzioni corporee involontarie, producendo effetti benefici a favore di pazienti afflitti da disturbi di psicosomatici.

L’allenamento costante favorisce il miglioramento delle prestazioni nelle attività lavorative, di studio e sportive proprio perché migliora la concentrazione.

L’apprendimento può avvenire in forma individuale o di gruppo. Se sia facilitante il rapporto uno a uno, oppure uno a molti nella fase di apprendimento è un elemento molto soggettivo; dipende sostanzialmente da quanto una persona si sente di condividere un’esperienza comunque soggettiva con altri, da quanto la sua persona si possa sentire stimolata o disturbata dalla presenza di altri: in tal senso un colloquio preliminare con il trainer aiuta ad analizzare questi aspetti e trovare la modalità più adatta per ciascuno.

Il gruppo può sicuramente avere un effetto di stimolo, migliorando la ricettività; può crearerassicurazione, partecipazione, empatia, attraverso la condivisione verbale delle sensazioni provate.

Il vantaggio dell’apprendimento individuale consiste invece nella personalizzazione degli esercizi, con eventuali modifiche dei termini usati solitamente, per evitare parole che – per alcune persone – possono essere vissute negativamente. Può essere modificata la frequenza degli incontri, dosando gli esercizi in relazione alla personale situazione psico-fisica. Inoltre le sedute possono essere più numerose, facilitando un rallentamento dell’esperienza e quindi un maggiore rafforzamento.

Il corso individuale consente inoltre di sviluppare quelle che vengono definite “formule d’organo specifiche” che, in presenza di somatizzazioni, concentrano l’attenzione e il lavoro terapeutico sulla parte del corpo interessata dal sintomo psicosomatico, oppure delle “formule di proponimento individuali” finalizzate al raggiungimento di obiettivi personali specifici, come smettere di fumare, regolarizzare il sonno, superare l’ansia da prestazione.
Sostanzialmente il corso individuale è come un abito costruito su misura.

In presenza di disturbi d’ansia, insonnia, disturbi della sessualità è possibile seguire il metodo a doppio binario, cioè alternando una seduta di Trainin Autogeno con una seduta di colloquio clinico psicologico, in modo da raggiungere in tempi relativamente brevi l’eliminazione dei sintomi e arrivare a uno stato di benessere psicofisico su cui fondare consapevolmente la propria esistenza.

 

tratto da www.nienteansia.it

giu 18, 2013 - Senza categoria    No Comments

Riparare i cuori infranti (SEPARAZIONE – Fine di una storia d’amore)

“L’amore quando è finito lascia un cratere nell’anima, lo puoi riempire delle emozioni più vili o più sagge, è che se lo riempi di dolore… ti lacera da dentro. Allora piano piano, riempilo con gocce di speranza e sul terreno incolto, lacerato, vedrai nascere un giardino”. Stephen Littleword

Quando finisce una relazione, sia che sia stata una conoscenza intima, l’amore della propria vita, la convivenza o il matrimonio, è sempre un’esperienza dolorosa, che mette alla prova chiunque si trovi ad affrontarla. Infatti, la fine di una relazione è un processo doloroso anche per chi prende la decisione di lasciare; ma per chi viene lasciato lo è molto di più. Il dolore della separazione può comportare cambiamenti repentini dell’umore, causare spossatezza, provare un forte senso di colpa e pensare, in maniera ossessiva, a cosa si sarebbe potuto fare per evitare la separazione. Quindi si presentano sintomi a livello cognitivo, emozionale, comportamentale, somatico e relazionale.

  • A livello cognitivo: riscontriamo difficoltà di concentrazione, lievi stati confusionali, disorientamento, illusioni sensoriali, idee suicidarie transitorie, pensieri ricorrenti relativi al proprio ex.
  • A livello emozionale: si presenta la paura, rabbia, solitudine, tristezza, disperazione e stordimento.
  • A livello comportamentale: vengono manifestati il pianto, disturbi del sonno, diminuzione delle attività quotidiane, isolamento, disturbi del comportamento alimentare, dipendenza dagli altri.
  • A livello somatico: si nota una diminuzione dell’energia, dolori muscolari, sintomi somatici d’ansia (tachicardia, vertigini, cefalea, ecc.), alterazioni dell’attività neuroendocrina e immunitaria;
  • A livello relazionale:  coinvolto a seguito di tutte le manifestazioni elencate, in quanto l’individuo si muove in un contesto sociale che è composto dalla famiglia, dai colleghi, dagli amici e anche in base alle risposte degli altri ai sintomi si profilerà l’intero percorso del lutto.

La separazione quindi è a tutti gli effetti un trauma che deve essere elaborato, proprio come un “lutto”. Infatti non si può amare qualcuno e perderlo senza sentirsi soli e deprivati del suo affetto, senza diventare vulnerabili e provare dolore. Il lutto è come una ferita, il cui processo di cicatrizzazione richiede tempo e fatica. Il lutto da separazione può durare mesi o addirittura anni e in assoluto il far finta di nulla è la situazione che crea più danni prolungandola sofferenza nel tempo. Per affrontare la situazione occorre:

  • Affrontare i forti sentimenti e le emozioni generati dalla separazione attraverso: l’espressione della delusione, della rabbia e del perdono;
  • Ricapitolare la relazione di coppia andando alla ricerca delle motivazioni profonde della separazione;
  • Scoprire i processi di crescita avvenuti nella relazione, che ora sono bloccati;
  • Accettare gli elementi positivi della relazione;
  • Ridefinire la realtà, gli obiettivi della propria vita, gestire il futuro prossimo.

Il rimanere bloccato in una di queste diverse fasi non permette di portare a termine il processo di separazione. Più si rimane bloccati in una fase più si continua a rimanere legati all’altra persona. Si potrebbe affermare che non basta solo separarsi con la testa ma bisogna separarsi soprattutto con il cuore. Accettare la fine di una storia è il primo passo verso la ricostruzione e la guarigione. Bisogna riuscire ad accettare che esistono motivi che non possiamo capire o controllare e che non tutto dipende da noi. Importante in un momento come questo, concentrare le attenzioni su se stessi, poiché la separazione ci dice molto su noi stessi. La fine di una storia rappresenta anche un momento di crescita, di rafforzamento delle proprie capacità di superare le difficoltà. Inoltre può rappresentare l’inizio di un percorso volto a meglio conoscere se stessi. Capire quali eventuali vuoti interiori questa relazione forte e passionale colmava. Infatti spesso sentimenti molto forti non sono dovuti all’amore per il partner, ma a vere e proprie carenze affettive passate. A seconda di come siamo stati abbandonati ed abbiamo vissuto e superato tali abbandoni da piccoli, che si rivivranno gli abbandoni e le separazioni attuali e futuri. Capire tutto ciò ci permette di meglio superare la fine di una relazione, di cambiare il “copione” passato. In queste situazioni può rivelarsi prezioso l’aiuto di una psicoterapia ai fini di un sostegno per superare il dolore , aiutando la persona ad elaborare i vissuti di rabbia, confusione e disorientamento che accompagnano questo momento. In particolare lo psicoterapeuta aiuterà il paziente a prendere consapevolezza  del suo disagio.

                                      tratto da www.nienteansia.it